Un celiaco entra in un supermercato… Sembra l’inizio di una barzelletta, ora vediamo se fa sorridere.

Dicevamo: un celiaco entra in un supermercato, gira per gli scaffali e, per abitudine ormai acquisita, ogni qualvolta prende tra le mani un prodotto non conosciuto si sofferma a leggere bene le informazioni sulla confezione, nella speranza di trovare indicazioni rassicuranti. Ad esempio vuole acquistare la lucanica curata (sarebbe la salsiccia stagionata ma è più corretto chiamarla lucanica! – tiè!) – e allo scaffale dei salumi si ferma a leggere l’etichetta del prodotto e legge evidente la scritta “SENZA GLUTINE”. Sorride e mette nel carrello…

Un NON celiaco entra in un supermercato. Va di fretta e velocemente butta dentro il carrello i prodotti che gli servono senza soffermarsi troppo a guardare etichette o ingredienti. Vuole acquistare la lucanica curata e allo scaffale dei salumi prende lo stesso prodotto della stessa azienda e, senza sorridere perché va di fretta (i celiaci comunque sorridono di più – tiè!), lo mette nel carrello e lo acquista.

Un NON celiaco (magari lo stesso) entra in un supermercato. Non va di fretta e gira per gli scaffali con la dovuta cura negli acquisti. Ha tempo e si ferma a leggere qualche etichetta. Vuole acquistare la lucanica curata e allo scaffale dei salumi prende lo stesso prodotto e si toglie la curiosità di leggere l’etichetta; legge chiaramente la scritta “SENZA GLUTINE”, mugugna: “non è per me!” e ripone nello scaffale.

Infine, un NON celiaco entra in un supermercato. Ma non è lo stesso di prima. Dallo scaffale prende in mano la solita lucanica e legge “SENZA GLUTINE”. Sorride e pensa: “Bene, lo dirò a mia cugina celiaca che questo prodotto può mangiarlo ANCHE lei!”. E col sorriso mette nel carrello e acquista.

Quattro scene, lo stesso prodotto, quattro comportamenti diversi. Lungi dal voler fare l’analisi del comportamento del consumatore, la verità è che si tratta “semplicemente” della stessa lucanica curata, una normale tipologia di salume della tradizione, prodotto con carne di maiale e finocchietto fresco che una azienda ha preparato “semplicemente” in ambiente pulito e non contaminato da glutine, ed ha successivamente avuto l’accortezza e l’intelligenza, come molte altre aziende, di specificare che è senza glutine. Dunque quel prodotto non è lucanica “per celiaci” ma è “semplicemente lucanica”. Punto. E la cosa giusta (ed intelligente) è comunicare che quel prodotto possono mangiarlo tutti, compreso i celiaci. Tutto qui.

Per questo una delle principali attività di Cheffrì è proprio quella di comunicare il più possibile l’idea che “cibo senza glutine” non è sinonimo di “cibo per malati”: non lo è sicuramente il cibo preparato con surrogati (infatti a chi non è celiaco non fa certo male mangiare in maniera non esclusiva pane, pasta, dolci, pizza senza glutine) ed a maggior ragione quando si tratta di cibo naturalmente senza glutine, ossia quel cibo che con il glutine non ha nulla a che fare e che laddove viene trasformato si sta attenti a farlo in luoghi non contaminati.

Dunque ciò che nasce come un valore aggiunto non deve invece finire per penalizzare un’azienda, specialmente se attenta a comunicare la sua sensibilità al tema e Cheffrì in questi casi si rende promotore proprio di una cultura che sia “per tutti” e non solo “per celiaci”! Con Lucana Salumi la collaborazione si è consolidata proprio in questa ottica e non è un caso che a Tuttofood a Milano, nello scorso maggio 2019, l’azienda abbia voluto i cuochi della nostra associazione a preparare le degustazioni da far assaggiare, appunto, a tutti.

Ma oltre a sottolineare questa attenzione, questa è anche l’occasione per sottolineare la NON attenzione proprio di quelle aziende che, pur trattando cibi naturalmente senza glutine, a stare attenti alla contaminazione proprio non ci pensano.
Un caso classico è proprio sulla carne e magari succede proprio in quei banconi di macellerie in cui bastano due fettine impanate a contaminare 4 metri di esposizione di carne, con stoviglie che passano indisturbatamente da un filetto ad una cotoletta e da una polpetta al petto di pollo.  E così, un celiaco entra in una macelleria e non sorride più.

L’idea giusta è invece quella di far sorridere tutti, spiegando che il sorriso è sicuramente gluten free e l’unica contaminazione è quella della serenità per tutti.